Lo scorso 28 ottobre il colosso di Mark Zuckerberg ha cambiato nome, diventando Meta che in greco significa “oltre”. Secondo il CEO di Facebook, infatti, la società che possiede il social network, Messenger, Instagram, WhatsApp e Oculus, come verrà spiegato meglio di seguito, vuole sempre creare qualcosa di nuovo.
Tuttavia, fin da subito, sono sorti alcuni problemi legali legati al nuovo nome: infatti esiste già una società nota con la denominazione Meta, che lo scorso novembre ha provveduto a registrare il proprio marchio.
La questione è immediatamente diventata di dominio pubblico.
Il brand “Meta” esiste già, le conseguenze
Da quando Facebook ha comunicato la modifica del nome della Società, molti si sono chiesti quale fosse la ragione e che cosa significasse questa novità.
La risposta è stata data proprio durante l’evento in cui è stato annunciato il nuovo nome dal CEO Mark Zuckerberg. Quest’ultimo, infatti, ha affermato: “Oggi siamo visti come una società di social media, ma nel nostro Dna siamo un’azienda che costruisce tecnologia per connettere le persone e il metaverso è la prossima frontiera proprio come lo era il social networking quando abbiamo iniziato. La nostra speranza è che entro il prossimo decennio il metaverso raggiunga un miliardo di persone, ospiti centinaia di miliardi di dollari di eCommerce e supporti posti di lavoro per milioni di creatori e sviluppatori”.
Come anticipato, tuttavia, l’uso del nuovo nome ha creato alcuni problemi circa la violazione del marchio registrato di un’altra società.
In particolare, nel mese di novembre 2020, la società Meta PC, un’azienda dell’Arizona che si occupa di vendita di computer, software e laptop per i gamer, ha provveduto, tramite i suoi fondatori Joe Darger e Zack Shutt, a depositare la richiesta di registrazione dell’omonimo marchio.
Per comprendere meglio la questione, il presente articolo fornisce una chiara spiegazione sulla funzione della registrazione del marchio e sulle eventuali conseguenze della violazione del suddetto.
Come e perché registrare un marchio?
L’art. 2569 c.c. definisce il marchio come qualcosa di “idoneo a distinguere prodotti o servizi”, e specifica che colui che registra il marchio “ha il diritto di valersene in modo esclusivo per i prodotti o servizi per i quali è registrato”.
La medesima definizione viene fornita dal Codice delle proprietà industriali all’articolo 7, primo comma, lettera a): “Possono costituire oggetto di registrazione come marchio d’impresa tutti i segni, in particolare le parole, compresi i nomi di persone, i disegni, le lettere, le cifre, i suoni, la forma del prodotto o della confezione di esso, le combinazioni o le tonalità cromatiche, purché siano atti: a) a distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli di altre imprese(…)”.
In generale, il marchio registrato costituisce un importante asset aziendale in quanto è la forma di comunicazione più veloce per l’azienda titolare. Quest’ultima in particolare utilizza il marchio per distinguere i propri prodotti o i servizi da quelli altrui.
Per comprendere meglio la questione del nuovo nome di Facebook, facciamo riferimento al marchio cosiddetto registrato, ovvero quel segno distintivo che, tramite il processo formale di registrazione, conferisce al suo titolare il diritto di farne un uso esclusivo.
Sebbene non ci siano obblighi di legge che impongano di registrare un marchio, come detto in precedenza, è particolarmente utile provvedere in tal senso, dal momento che la registrazione formale del marchio offre molteplici vantaggi, primo tra tutti il diritto di vietare a soggetti terzi l’utilizzo non autorizzato di un marchio identico o simile al proprio per prodotti o servizi affini.
Innanzitutto, è chiaro che la registrazione del marchio consente la conoscibilità del medesimo per chiunque e, pertanto, cosa succede se qualcuno decide di utilizzare il marchio di un terzo per la commercializzazione dei propri prodotti o servizi?
Per violazione di un marchio, in realtà, si fa spesso riferimento a molteplici situazioni quali in via esemplificativa e non esaustiva, l’uso di una parte di un marchio di un’altra per commercializzare prodotti molto simili, in modo tale da ingannare il pubblico oppure, più spesso, l’uso improprio e generico di un marchio per identificare una società, nella pubblicità, e nei nomi di dominio Internet.
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Ciò detto, vi sono molteplici strumenti per il titolare del marchio registrato che si rende conto che il proprio marchio è stato usato da soggetti terzi per le proprie attività.
La tutela giuridica di un marchio
Ci sono numerosi punti di incontro fra le regole che tutelano il marchio in Europa e negli Stati Uniti. Tuttavia, da momento che il marchio in questione risulta registrato negli Stati Uniti, nel corso di questo articolo ci soffermeremo principalmente sulla disciplina statunitense.
Più dettagliatamente, negli Stati Uniti, la materia dei diritti sui marchi viene disciplinata dal Codice di Procedure Federali (Rules of Practice in Trademark cases) anche conosciuto come “The Lanham Act”. Non solo, nel 1970 è stato istituito l’United States Patent and Trademark Office (USPTO), una organizzazione che si occupa della protezione dei marchi d’impresa a seguito della loro registrazione. Questa organizzazione è parte del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti e, nella maggior parte dei casi, funge da organo di consulenza circa la registrazione e il relativo utilizzo dei marchi e dei brevetti.
La legge denominata “The Lanham Act” ha efficacia su tutti i 50 Stati federati e per tutti i territori che rientrano sotto la giurisdizione ed il controllo statunitense. Pertanto, come nel caso di specie, una volta ottenuta la registrazione del marchio, quest’ultimo viene protetto e tutelato in tutti gli stati degli Stati Uniti.
Come detto, vi sono molteplici strade che una persona o società possono intraprendere in caso di presunta violazione del proprio marchio. Secondo la normativa statunitense, ad esempio, si può procedere con un reclamo presso l’U.S. International Trade Commission (USITC) oppure un processo civile presso un tribunale dello Stato di registrazione del marchio in questione o un tribunale federale locale. In generale, l’istaurazione di un processo tramite il reclamo presso l’USITC risulta essere molto più veloce e rapido rispetto al processo davanti al tribunale.
Si evidenzia che nella normativa statunitense vi è il principio “first to use” per cui colui che usa un marchio acquista i relativi diritti anche senza aver precedentemente provveduto alla registrazione dello stesso. Tuttavia, vi consigliamo di procedere alla formale registrazione del vostro marchio, poiché in tal modo si assicura una maggiore tutela circa la titolarità e il relativo uso del medesimo.
Meta PC: diritti e tutela del proprio brand
Nei prossimi mesi, quindi, vedremo come Meta PC si muoverà legalmente. Da una parte, la società ha affermato che potrà eventualmente vendere il proprio marchio registrato per una somma pari a $20 milioni. Dall’altra parte, Meta PC ha comunicato che sta valutando la possibilità di adire le competenti sedi legali contro Facebook per chiedere a quest’ultima di cambiare nome ed eventualmente per ottenere il risarcimento per i danni di immagine provocati dalla illecita condotta di Facebook.
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Redazione Diritto Dell’Informatica