“La denuncia evidenzia l’opacità dei nuovi termini e il fatto che WhatsApp non è riuscita a spiegare in un linguaggio semplice e comprensibile la natura delle modifiche. È praticamente impossibile per i consumatori avere una chiara comprensione delle conseguenze che i cambiamenti di WhatsApp comportano per la loro privacy”. Con queste parole arriva la formale denuncia del BEUC, l’organizzazione europea a tutela dei consumatori (“Bureau Européen des Unions de Consommateurs”), nei confronti di WhatsApp e della condotta da questo assunta nell’ormai famosa vicenda che ha ad oggetto le modifiche delle condizioni di utilizzo del servizio. I riflettori vengono quindi di nuovo puntati sul colosso della messaggistica, per riportare all’attenzione una questione che ormai risale agli inizi del 2021 (inizialmente il termine per accettare le condizioni di WhatsApp era l’8 febbraio 2021).
Nonostante WhatsApp sostenga che non ci saranno conseguenze per chi non accetterà le nuove condizioni, questo non è servito a placare i dubbi e le preoccupazioni di utenti, associazioni e istituzioni.
Ma quali sono le violazioni che si attribuiscono a WhatsApp? Andiamo quindi ad analizzarle brevemente.
Le presunte pressioni nei confronti dei consumatori
La BEUC, nelle argomentazioni utilizzate per denunciare alla Commissione Europea il comportamento ritenuto scorretto e poco chiaro di WhatsApp in questa vicenda, pone l’attenzione in modo particolare sul tema della tutela dei consumatori (di cui l’organizzazione appunto rappresenta gli interessi a livello europeo). Per il BEUC, infatti, è conclamata la violazione, da parte di WhatsApp, della normativa Europea a tutela dei consumatori per quanto riguarda l’obbligo di utilizzare “condizioni contrattuali e comunicazioni commerciali chiare e trasparenti”.
Infatti, il rapporto tra l’utente e WhatsApp è per sua natura “sbilanciato”, versando il primo in una condizione di inevitabile svantaggio, non potendo negoziare le condizioni proposte dall’altra parte in gioco. È per questo che la normativa – nazionale ed europea – pone come principio fondamentale dei rapporti tra professionista e consumatore un grado di tutela rafforzato per questi ultimi, cosa che sembra non caratterizzare il caso di specie.
Quello che il BEUC lamenta è che le pratiche utilizzate da WhatsApp, come l’invio insistente di notifiche agli utenti per indurli ad accettare le nuove condizioni, siano aggressive e irrispettose dei diritti e delle libertà dei consumatori. Oltre a ciò, anche il contenuto e la portata delle modifiche sembrerebbero essere, secondo l’Organizzazione, non pienamente comprensibili, cosa che potrebbe portare l’utente ad accettarle in maniera del tutto inconsapevole.
“I consumatori non sanno quello che stanno accettando” : il problema della privacy policy
La gestione della privacy degli utenti da parte di WhatsApp è già sotto il mirino delle autorità europee per la protezione dei dati da mesi ( si ricorda poi che la stessa situazione si era venuta a creare già anni fa, nel 2016), ma il BEUC ha colto l’occasione per sollecitare un intervento incisivo e soprattutto celere. Sotto questo aspetto, infatti, la tematica della privacy si intreccia con quella già citata della tutela dei consumatori, rilevando come WhatsApp non darebbe le giuste garanzie ai suoi utenti – consumatori neanche sotto questo profilo.
Come già aveva evidenziato anche il Garante per la protezione dei dati italiano, l’informativa privacy resa agli utenti per l’utilizzo dell’applicazione di messaggistica risulta essere poco chiara e in alcuni punti evasiva, anche su questioni di fondamentale importanza. Una tra tutte il trasferimento dei dati acquisiti tramite l’applicazione di messaggistica a terzi soggetti, ad esempio Facebook (che ha acquistato WhatsApp nel 2014). La possibilità che WhatsApp renda disponibili i dati dei suoi utenti a Facebook per finalità pubblicitarie/commerciale rappresenta forse l’aspetto più critico della vicenda.
C’è sul punto, però, da fare un’importante precisazione: gli utenti – consumatori della c.d. “Regione Europea” sono tutelati dal Regolamento UE 679/2019 (“GDPR”), che funge da rete di garanzia in materia di protezione dei dati personali.
Proprio in tema di GDPR, però, le modalità con cui WhatsApp gestirebbe il rapporto con gli utenti dal punto di vista della privacy fa insorgere il BEUC.
Infatti, il Regolamento Europeo si fonda su una serie di principi, tra cui l’obbligo del titolare – in questo caso WhatsApp – di rendere le informazioni dettagliate riguardanti il trattamento dei dati personali in maniera chiara e comprensibile. Su questo punto, però, permangono diverse perplessità, sollevate dal BEUC e già oggetto di separata indagine da parte di alcune autorità di controllo europee.
“I consumatori non sanno quello che stanno accettando”, dichiara il BEUC, e di questo WhatsApp dovrà probabilmente rendere conto, qualora i controlli in corso confermassero tale violazione.
WhatsApp business : cosa succede alla messaggistica aziendale
Discorso diverso, però, bisogna fare per la versione “aziendale” dell’app di messaggistica.
In questo caso i rapporti riguardano soggetti “professionisti”, come aziende, che utilizzano la piattaforma per scopi, appunto, professionali. “Se comunichi con un’azienda telefonicamente, tramite email o WhatsApp, l’azienda può vedere le tue conversazioni e potrebbe utilizzare queste informazioni per finalità di marketing, che potrebbero comprendere anche le inserzioni su Facebook”. Questo è ciò che si legge in una FAQ pubblicata dallo stesso WhatsApp.
È scontato dire che, anche in questo caso, allora, potrebbe essere messa a rischio la privacy dell’utente che decide di intrattenere conversazioni con aziende tramite l’app Business!
La risposta di WhatsApp
“L’azione del BEUC è frutto di un fraintendimento su obiettivo e conseguenze dell’aggiornamento dei nostri termini di servizio. Il nostro recente aggiornamento spiega le opzioni a disposizione delle persone che intendono mandare messaggi ad un’azienda su WhatsApp e offre ulteriore trasparenza su come raccogliamo e usiamo i dati. L’aggiornamento non amplia la nostra capacità di condividere i dati con Facebook e non riguarda la privacy dei messaggi che le persone scambiano con amici o familiari, ovunque si trovino nel mondo.”
Sembrano quindi rassicurare le parole del portavoce di WhatsApp, che smentisce categoricamente tutti i potenziali dubbi sollevati dal BEUC, sia sulla liceità degli aggiornamenti svolti sui termini di servizio sia sulla tutela degli utenti dal punto di vista della protezione dei dati personali. Oltre a ciò, le rassicurazioni sembrano estendersi agli utenti di tutto il globo, non rilevando quindi l’assoggettabilità degli stessi alla regolamentazione europea ( GDPR e normativa europea a tutela del consumatore).
Cosa fare se si hanno dei dubbi? L’importanza di fare scelte consapevoli
“Saremmo lieti di poter spiegare l’aggiornamento al BEUC e di chiarire cosa significa per le persone”. È così che concluse il portavoce di WhatsApp la sua dichiarazione in risposta alla denuncia della BEUC nei suoi confronti. Non resta, quindi, che aspettare i prossimi risvolti di questa ormai lunga diatriba e sentire quali saranno i chiarimenti forniti da WhatsApp al riguardo.
Quel che è certo è che l’utilizzo di piattaforme come WhatsApp, pur sottendendo innumerevoli vantaggi in termini di opportunità e funzionalità, nasconde insidie di cui l’utente dovrebbe sempre essere consapevole. La scarsa chiarezza, infatti, potrebbe spesso portare a scelte avventate, e l’utente può trovarsi così in situazioni tanto spiacevoli quanto inaspettate. Proprio per questo ti consigliamo di affidarti a studi esperti in materia, come il nostro partner Studio Legale FCLEX, che possono offrirti una consulenza personalizzata per i tuoi dubbi e/o problemi.
Redazione Diritto dell’Informatica